Il mercato offre una vasta gamma di prodotti ortofrutticoli di IV gamma, come insalate in busta e spinaci lavati pronti da cuocere.
Questi prodotti rappresentano una soluzione pratica per chi ha poco tempo a disposizione. Le critiche però non mancano, soprattutto per l’uso massiccio di plastica nel loro confezionamento.
In paesi come Italia e Francia, l’impatto ambientale della plastica monouso è diventato una questione pressante. Nonostante le leggi europee mirino a ridurre l’utilizzo della plastica, la frutta e la verdura confezionate rimangono una significativa fonte di rifiuti plastici.
Un altro aspetto critico è il prezzo elevato dei prodotti già pronti rispetto ai loro equivalenti sfusi. L’incremento dei costi è dovuto alle diverse fasi di lavorazione che richiedono manodopera aggiuntiva e risorse. Ad esempio, il prezzo per kilogrammo di un mix di fragole, mango, kiwi e ananas può arrivare fino a 14,50 €; un dato che invita i consumatori a riflettere sulla reale convenienza.
Gli esperti evidenziano anche la perdita di vitamine e nutrienti durante la lavorazione dei prodotti ortofrutticoli pretagliati. Lavaggi intensivi combinati ad atmosfere modificate possono garantire una maggiore durata del prodotto, ma riducono significativamente il contenuto vitaminico. La vitamina C ed alcune vitamine del gruppo B sono particolarmente sensibili a queste tecniche conservanti. Le insalate confezionate possono perdere fino al 40-50% della vitamina C in solamente una settimana.
L’assenza dell’obbligo normativo nell’indicazione dell’origine sui prodotti pretagliati “pronti al consumo” rappresenta un ulteriore punto critico. Attualmente non è necessario specificare l’origine per questi alimenti mentre lo è per i prodotti interi venduti sfusi o in vaschette. Dal 1° gennaio 2025 si prevede che la Commissione Europea renderà obbligatoria l’indicazione del paese d’origine anche sui prodotti non integri pronti per essere consumati direttamente.
La comodità offerta dalla frutta e dalla verdura pretagliate può indubbiamente aiutare molti consumatori ad integrare nella loro dieta quotidiana le raccomandate cinque porzioni giornaliere; questo vantaggio va bilanciato considerando attentamente gli aspetti negativi quali il costo ambientale elevato ed eventualmente anche quello economico oltre alla perdita nutrizionale.
Riflettiamo quindi sulle nostre abitudini alimentari cercando alternative più sostenibili sia per noi stessi sia per l’ambiente circostante.
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