Anticipo TFS: schizzano gli interessi, nuova tassa di 2.500 euro per i pensionati
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Antonetta Del Prete
1 anno ago
Arrivano cattive notizie per gli ex dipendenti che vorrebbero beneficiare dell’anticipo sul Trattamento di Fine Servizio. Ecco cosa succede.
L’anticipo del Trattamento di Fine Servizio (TFS) per i dipendenti pubblici, una volta un beneficio atteso con ansia, sta diventando sempre più oneroso, con interessi che raggiungono livelli record. Questo fenomeno ha creato un contesto finanziario difficile per coloro che cercano di accedere anticipatamente ai fondi che, in teoria, spetteranno loro in futuro.
Il rendimento del TFS ha superato il 5%, una cifra significativamente più alta rispetto al tasso di rendimento generale, che attualmente si attesta intorno al 4,4%. Questo aumento ha un impatto diretto sui pensionati ex dipendenti pubblici che cercano l’anticipo del TFS, rendendo i prestiti particolarmente costosi. Addirittura, per i prestiti più lunghi, la percentuale di interesse supera la soglia del 5%.
Il danno e la beffa
La Consulta ha dichiarato incostituzionale il pagamento differito del TFS ai dipendenti pubblici, sottolineando la disparità di trattamento tra settore pubblico e privato. Nonostante questa decisione, il governo non ha ancora intrapreso azioni correttive significative, lasciando i dipendenti pubblici in uno stato di incertezza finanziaria. La sentenza della Consulta, giunta in estate, chiedeva al parlamento di porre fine gradualmente a questa disparità di trattamento. Tuttavia, fino a Natale, non sono stati apportati cambiamenti significativi, lasciando il problema irrisolto.
Il danno economico per i dipendenti pubblici è evidente. Gli interessi applicati sull’anticipo del TFS raggiungono cifre considerevoli, arrivando a quasi 2.500 euro per prestiti più lunghi. Questa situazione solleva interrogativi sulla logica di imporre tali costi agli individui che cercano di accedere ai propri fondi. Il TFS nel settore pubblico non viene pagato al momento della pensione, ma viene ritardato di due anni dopo il raggiungimento dell’età massima di pensionamento, vale a dire i 67 anni. Per chi sceglie la pensione anticipata, l’attesa può estendersi fino a sette anni. La Consulta ha sottolineato l’importanza della tempestività nell’erogazione dei fondi, ma nonostante ciò, il governo non ha adottato misure tempestive per risolvere questa disparità.
In conclusione, i dipendenti pubblici sono costretti a fronteggiare costi elevati e ritardi inaccettabili nell’accesso al loro Trattamento di Fine Servizio. È imperativo che il governo agisca tempestivamente per correggere questa situazione e garantire un trattamento equo per tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore di impiego.