Novità sul Superbonus, cosa sta accadendo ai piani alti e perché si torna a parlare dell’agevolazione che sembrava sparire per il 2024.
Il Governo Meloni lo ha sottolineato ormai diverse volte: il Superbonus 110%, a quanto raccontano i dati, avrebbe fatto sprecare troppi miliardi allo Stato per via dell’enorme speculazione che vi si è creata alle spalle.
Più che una vittoria per l’economia del Paese, si è creata un’enorme bolla speculativa: tante aziende hanno giocato sporco e quella che poteva essere un’ottima idea per tirare su l’Italia, si è rivelato un vero fallimento. Nonostante i dati siano chiari, ci sarebbe però da sentire anche l’altra parte. I lavoratori del settore fanno luce sul disastro che potrebbe crearsi sui cantieri aperti una volta ricevuto lo stop.
Il definitivo stop potrebbe però creare più di un problema, e l’opposizione sta dando voce alla questione per cercare di far rivalutare le decisioni sul Superbonus 110% già confermate dal Governo. Secondo le associazioni di categoria, sono a rischio di moltissimi posti di lavoro e decine di migliaia di cantieri.
“In vista dell’imminente scadenza al 31 dicembre 2023 per la conclusione degli interventi sui condomini eseguiti con il Superbonus è necessario capire come risolvere la questione dei cantieri” scrive nel documento l‘Associazione Nazionale Costruttori Edili all’esecutivo.
Sarebbe infatti impossibile sperare di finire i lavori entro le date previste in merito alla chiusura ufficiale del Superbonus. Per l’Associazione un altro rischio concreto è che si aprano migliaia di contenziosi tra lo Stato e i condomìni che non riusciranno a portare a termine i lavori entro la scadenza. Nella proposta inoltrata all’esecutivo, si spiega che invece una proroga al Superbonus eviterebbe anche una “corsa forsennata per finire i lavori, con conseguente rischio sia per la sicurezza dei lavoratori coinvolti sia per la qualità degli interventi eseguiti”.
Ci saranno poi sicuramente ulteriori ricadute nel caso di uno stop anticipato, ricadute su un settore che porta avanti il Paese e sul quale si dovrà comunque investire per rimanere alla pari con la svolta Green entro il 2030 già predisposta dall’Europa. Prima di prendere una decisione definitiva, quindi, bisognerebbe mettere sul bilanciere i giusti pesi: probabilmente uno stop improvviso potrebbe far pagare di più al Paese rispetto alla perdita di denaro che si avrebbe con una proroga. Questa richiesta potrebbe essere uno spiraglio per le famiglie che altrimenti, visti i costi, si troverebbero impossibilitati ai lavori.
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