La marineria di Puglia messa in ginocchio dalle nuove norme europee per la salvaguardia dell’ambiente: la situazione è insostenibile.
La pratica della pesca a strascico rappresenta uno strumento fondamentale per la pesca del nostro Paese ed è una delle fonti di reddito primarie per i pescatori di Puglia. In puglia risultano infatti attivi 1455 battelli da pesca, che rappresentano il 12,3% del totale dei pescherecci italiani.
Le aree a vocazione ittica sono quelle di Manfredonia, Molfetta, Salento e sud Barese, dove si pescano principalmente gamberi, scampi e merluzzi. Nel 2022 arrivò la prima, pesantissima batosta contro l’economia della pesca in Puglia: lo scorso anno è infatti stata proibita la pesca a strascico senza che, nel frattempo, fossero stati destinati fondi a sostegno della riconversione delle attività di migliaia di pescatori.
Questa sola misura ridusse di oltre 2/3 il pescato ottenuto dai pescatori pugliesi, di fatto consentendo una vera e propria invasione di prodotti ittici esteri, freschi e semilavorati, che vengono spesso spacciati per prodotti italiani. Si calcola a oggi che 8 pesci su 10 tra quelli che arrivano sulle tavole degli italiani siano stati prodotti e lavorati da aziende straniere che, contro ogni logica, potrebbero essere operanti all’interno della stessa area mediterranea.
Il controsenso delle leggi UE
Nel 2019 l’Unione Europe avviò le norme di contenimento dello sforzo di pesca nel Mediterraneo (in particolare lungo l’Adriatico e nel Mediterraneo Occidentale) allo scopo di preservare la fauna ittica e l’ambiente naturale da un eccessivo sfruttamento da parte dell’uomo.
All’epoca l’Unione si impegnò a tutelare gli stock di pesca assegnati a ciascun Paese Europeo, cioè i chili di pescato che ogni Paese affacciato sul Mediterraneo aveva licenza di produrre nel corso di un anno. L’Italia si è attenuta strettamente alle regole europee, non pescando oltre i limiti fissati dalle nuove norme.
La situazione diventa assurda, però, se si pensa che i Paesi mediterranei Extra UE non sono tenuti al rispetto di quelle norme, pertanto possono aggredire gli stessi ambienti naturali dove gli italiani non pescano usufruendo, per di più, delle risorse che i pescherecci italiani non utilizzano allo scopo di preservarle.
A questa situazione già drammatica si è aggiunto il recentissimo blocco della pesca del gambero viola, alla quale sono dedicate le attività di circa 500 pescherecci pugliesi. L’UE ha bloccato la pesca di questo prodotto per tutte quelle attività che porterebbero ad eccedere lo stock ittico assegnato all’Italia per il 2023 e già pescato. Il disastro è imminente.