Fa caldo ed è novembre. Non a caso Coldiretti lo ha definito “folle” e quello che possiamo notare a occhio nudo è un fenomeno preoccupante.
Il novembre folle caratterizzato da temperature ben al di sopra della media stagionale non è stata prerogativa solo della zona meridionale, perché di fatto tutta Italia ha potuto notare questo effetto del cambiamento climatico. Insomma non solo in Puglia ci sono state scarse precipitazioni e giorni di sole con temperature alte. Però qui si è assistito ad un fenomeno preoccupante.
L’allarme lanciato dalla Coldiretti riguarda la tropicalizzazione del territorio e le coltivazioni del territorio pugliese che hanno subito una variazione preoccupante che avrà la sua ricaduta su tutta la filiera agroalimentare.
Il cambiamento climatico sta avendo un impatto significativo su tutte le coltivazioni della regione Puglia. Le temperature medie annuali stanno aumentando in modo costante, e questo novembre 2023 è stato di certo tra i più caldi. Coldiretti spiega che il “2023 posiziona il nostro Paese al secondo posto tra gli anni più caldi dal 1800 con una temperatura superiore di 0,82 gradi la media storica da quando sono iniziate le rilevazioni”.
L’effetto principale lo vediamo nelle colture. A novembre osserviamo ciliegi in fiore e fichi ancora pieni di frutti che sono “ingannati” dal caldo anomalo del periodo autunnale. In più, i venti e il freddo che comunque presto arriveranno, mettono ancora di più a rischio tutte quelle colture che per il caldo hanno prolungato la stagione e che sono ancora nei campi. Si va dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli. Mentre sono ancora in corso le raccolte del mais e del riso. Ed è appena iniziata quella delle olive.
Da notare che proprio per quanto riguarda le olive, il resto dell’Italia cioè le zone di produzione del Centro e del Nord hanno già perso un terzo del raccolto. Coldiretti Puglia evidenzia che il 2023 si classifica come l’anno nero dell’agricoltura con la maturazione precoce dei prodotti agricoli come mandorli e peschi in fiore a febbraio, mimose già pronte a dicembre e a gennaio, maturazione contemporanea degli ortaggi in autunno e brusca variazioni climatiche con ingenti danni in campagna.
Questi sono solo alcuni degli effetti del cambiamento climatico che è possibile notare direttamente sul campo, e nello specifico in agricoltura. Tutti coloro che traggono sostentamento da questo settore sono a lavoro per cercare di contrastare questi fenomeni. Che ormai sono diventati non più sporadici, quindi occorre in qualche modo adattare anche le tecniche di coltivazione ai cambiamenti climatici.
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