Quale sono le conseguenze del mancato dell’Imu, quali sono le modalità per saldare dopo la scadenza dell’imposta.
Non pagare l’Imu (Imposta municipale propria) sta diventando sempre più rischioso dopo l’inasprimento dei controlli mediante gli accertamenti esecutivi che sempre più spesso i Comuni stanno effettuando per stanare gli evasori di questo tributo che di certo è una delle voci di entrata più importante per le amministrazioni locali.
La scadenza per il versamento è prevista per il 16 dicembre e quindi è consigliabile evitare dimenticanze che possono determinare grossi grattacapi per il contribuente. Le operazioni di accertamento esecutivo non sono una novità, essendo state introdotte con la legge di Bilancio del 2020, ma i controlli sono sempre più serrati. Ma quali sono i pericoli per chi non versa l’imposta?
Quindi anche i Comuni possono effettuare degli accertamenti esecutivi e quindi tutti gli atti contenenti le informazioni per essere titoli esecutivi acquistano efficacia e in caso di mancato pagamento dopo 120 giorni possono iniziare le procedure di recupero coattivo delle somme spettanti.
Questo significa che in caso di mancato pagamento dopo 120 giorni dalla notifica dell’atto si rischia concretamente anche il pignoramento dei conti correnti. Il pericolo non è assolutamente da sottovalutare, considerando la possibilità per le Amministrazioni locali di consultare tutte le informazioni contenute nell’Anagrafe tributaria, l’archivio che contiene tutte le informazioni reddituali relative a ogni contribuente.
La norma prevede dei periodi per la regolarizzazione del ritardato o del mancato pagamento dell’Imu, così come per altri tributi locali, ma terminati i quali partono tutte le procedure esecutive previste dalla norma che comprendono fermo amministrativo, ipoteca o pignoramento a seconda dei casi. Quindi il rischio è concreto di interventi sul conto corrente.
Dopo la data del 16 dicembre, si hanno 60 giorni per presentare ricorso, finito questo ricorso gli atti diventano esecutivi e non c’è più bisogno della notifica cartella esattoriale o dell’ingiunzione di pagamento. Mentre dopo 30 giorni si avvia la riscossione forzata, senza la necessità della notifica di un nuovo atto, basterà una comunicazione preventiva al contribuente moroso.
L’iter di riscossione forzata viene sospeso per un periodo tra i 120 e i 180 giorni in base ai regolamenti di ogni ente. Se la somma da pagare per l’Imu non supera i 10mila euro, il contribuente riceve un avviso di sollecito per il pagamento prima dell’inizio della procedura di recupero forzato. In pratica, si tratta dell’ultimo avviso per regolarizzare la situazione ed evitare ulteriori e gravi grattacapi.
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