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Attualità

Lezioni private senza avere la partita Iva: quando si può fare e quando no

Published by
Valeria Bellagamba

Da sapere sulle lezioni private senza avere la partita Iva, quando si può fare e quando no. Tutte le informazioni utili.

Molti insegnanti oltre a lavorare a scuola danno anche lezioni private per aiutare quegli studenti che si trovano in maggiori difficoltà a studiare da soli e che hanno bisogno di essere seguiti. Si tratta delle cosiddette ripetizioni. Solitamente, sono gli studenti e le loro famiglie a rivolgersi direttamente agli insegnanti che offrono questo servizio a pagamento, spesso consigliati con il passaparola.

Lezioni private senza avere la partita Iva, quando si può fare – (Turiweb.it)

Oggi, molte scuole organizzano corsi di recupero gratuiti per aiutare gli studenti che hanno maggiori difficoltà nell’apprendimento e nello stare al passo con il programma, soprattutto alla fine dell’anno scolastico quando devono superare il cosiddetto debito dovuto alle insufficienze ottenute in una o più materie di studio.

I corsi di recupero organizzati dalla scuola, però, potrebbero non bastare, così molti studenti si affidano alle lezioni private a pagamento, sia per recuperare il debito scolastico sia per essere aiutati con il programma durante l’anno. Qui, tuttavia, più che delle esigenze degli studenti, vogliamo occuparci degli insegnanti e su quello che devono sapere e come si devono regolare quando danno lezioni private a pagamento.

Lezioni private senza avere la partita Iva, quando è possibile

Molti insegnanti danno lezioni a pagamento nel pomeriggio, fuori dall’orario scolastico, per incrementare uno stipendio che in Italia è tra i più bassi d’Europa. Poi ci sono quegli insegnanti che non hanno alcun incarico o hanno numero insufficiente di ore di lezione a scuola per guadagnare uno stipendio dignitoso e così compensano con le lezioni private a pagamento. A questo è importante sapere come comportarsi per essere in regola con le lezioni private. È vero che diversi insegnanti danno lezioni a pagamento in nero, senza denunciare i guadagni ottenuti.

Quando i guadagni sono marginali non ci sono grossi problemi, anche se per legge andrebbero sempre denunciati al fisco. I problemi, invece, sorgono quando le lezioni private a pagamento rappresentano una parte cospicua se non la principale del reddito di un insegnante, perché in questo caso oltre alla denuncia nella dichiarazione dei redditi può essere necessario aprire la partita Iva.

Cosa devono sapere gli insegnanti sulle lezioni private – (Turiweb.it)

È importante, infatti, mettersi in regola per evitare conseguenze spiacevoli e sanzioni anche molto salate. Chi svolge la professione di insegnante nella scuola pubblica, dunque è assunto dallo Stato italiano, può svolgere un’attività lavorativa secondaria, come lavoratore autonomo occasionale, solo per guadagni che non superino i 5mila euro lordi all’anno, per i quali sarà sufficiente presentare la ritenuta d’acconto e che andranno denunciati nella dichiarazione dei redditi alla voce dei redditi da attività occasionale. Questo sistema vale anche per chi non è insegnante nella scuola pubblica ma dà lezioni private occasionali, fino al limite annuo di 5mila euro lordi.

Invece, se le lezioni private sono l’attività prevalente e il guadagno maggiore di un insegnante, sopra i 5mila euro lordi annui, allora è necessario aprire la partita Iva. In questo caso, l’insegnante è un libero professionista come tanti lavoratori autonomi. La partita Iva si apre presso l’Agenzia delle Entrate, scegliendo il codice Ateco che corrisponde all’attività di insegnante e il regime fiscale, forfettario oppure ordinario.

Per chi è agli inizi dell’attività e ha ancora guadagni bassi è consigliabile il regime forfettario, che prevede l’applicazione di un’aliquota fissa e bassa sui guadagni da tassare. Inoltre, bisogna iscriversi alla gestione separata dell’Inps, dei lavoratori autonomi, per pagare i contributi previdenziali sui guadagni.

Valeria Bellagamba

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