Che barba! Si fa presto a dire noia: annoiarsi non piace a nessuno e per liberarcene facciamo anche salti mortali.
Ma il fatto che infastidisca non significa che la noia non serva a nulla. Sì, perché secondo alcuni studi scientifici il nostro cervello sembra aver bisogno, almeno in parte, di quello stato di vuoto e riposo che chiamiamo appunto noia.
Innanzitutto c’è noia a noia. Ne esistono almeno due tipi e possiamo transitare dall’una all’altra con molta facilità. In tanti la noia produce agitazione e irrequietezza e per liberarsi da questa sensazione sono disposti a fare di tutto. Ma c’è anche il secondo tipo di noia: quella che sperimentiamo ad esempio nel corso di una lettura o durante una conferenza noiosa. Non a caso parliamo di noia mortale… In questo caso la noia induce perlopiù una sensazione soporifera. Ci si assonna per la noia in sostanza.
Non bisogna poi confondere noia e apatia. Anche se spesso si usano i due termini come se fossero sinonimi, non dobbiamo dimenticare che una persona annoiata è diversa da una persona apatica, impegnata a fare zapping alla tv dopo essere stata ghermita dall’inedia. Per James Danckert, psicologo cognitivo dell’Università di Waterloo, la noia si accompagna all’urgenza di fare qualche cosa, implica una forte motivazione che spinge a tenersi impegnati.
Ma al tempo stesso si origina dalla totale e apparente mancanza di qualche attività capace in quel momento di dare soddisfazione alla nostra voglia di fare. Insomma, potremmo dire che la noia è un attivismo frustrato.
Qualche consiglio antinoia: come combatterla
E come si fa a combattere la noia? In parte dobbiamo rassegnarci ad accettare questa compagna fissa di alcuni momenti delle nostre giornate – ad esempio quando eseguiamo mansioni ripetitive e per nulla stimolanti.
Gli esperti però suggeriscono anche di cambiare prospettiva, cominciando a pensare alla finalità ultima dell’azione che stiamo compiendo. Ricordiamoci del motivo iniziale che ci ha spinto verso quell’attività e concentriamoci sulla perfezione con cui compiamo il gesto, come si fa in diverse forme di meditazione. Questo può aiutarci a battere la noia.
I bambini possono essere aiutati ad affrontarle sedendosi insieme a loro per stilare un elenco delle loro attività preferite, da ricordare loro quando cominceranno a lamentarsi di non avere nulla da fare. Non bisogna però cadere nell’errore di saturare tutto il tempo libero dei figli di attività. In questo modo, riempiendoli di cose programmate da altri, si rischia di non dare loro il modo di capire quale sia la loro autentica inclinazione.
Una modica dose di noia invece è necessaria: serve loro per capire a quali attività desiderano dedicarsi. C’è dunque un uso proficuo della noia. Il tempo passato ad annoiarsi non è sprecato se porta a maturare qualche buona decisione.