È possibile dare le dimissioni senza rinunciare alla Naspi? Vediamo che cosa prevede la legge e le varie casistiche.
La Naspi è un’indennità di disoccupazione erogata qualora uno perda un lavoro per varie ragioni ad eccezione del caso in cui si rassegnino spontaneamente le dimissioni. In questo caso viene infatti preclusa la possibilità di effettuarne la richiesta dal momento che è solo la perdita involontaria del rapporto lavorativo a rappresentare il requisito per ottenerla.
Il legislatore ha definito che con involontario si fa riferimento ad un evento che sia considerato “estraneo a qualsiasi determinata intenzione” escludendo di fatto l’atto con cui il lavoratore prende consapevolmente la decisione di recedere dal contratto.
Quando le dimissioni non fanno perdere la Naspi? Attenzione a questi casi
Il motivo è legato al fatto che in tal modo i dipendenti non sono incentivati a rassegnare le dimissioni nel momento in cui maturano un’indennità tale da poterne godere a lungo. Per fare un esempio, lavorare per quattro anni consecutivi prima di rimanere senza lavoro darà diritto ad una Naspi erogata per due anni. Vi sono però casi specifici nei quali le dimissioni vengono imposte da ragioni che non riguardano una decisione personale. Per fare un esempio si potrebbe arrivare alle dimissioni a causa di una condotta illecita del datore di lavoro, qualora non effettui il pagamento degli stipendi reiterando tale violazione.
Questo comportamento potrebbe condurre il dipendente a rassegnare le dimissioni (per giusta causa) senza però perdere il diritto a ricevere la Naspi. Pur trattandosi di una decisione volontaria è infatti legata ad un comportamento lesivo del titolare dell’azienda che lo ha obbligato ad interrompere il rapporto di lavoro in anticipo. Importante è però ricordarsi, nel momento in cui si invia la domanda telematica per richiedere l’indennità, di indicare “dimissioni per giusta causa”.
Dimissioni per maternità, la Naspi si può chiedere?
Anche le dimissioni durante il periodo di maternità non fanno perdere il diritto alla Naspi pur essendo rassegnate volontariamente. Si tratta di una forma di tutela per le madri che decidono di prendersi cura del figlio nelle prime fasi della sua crescita, e che possono ricevere l’indennità di disoccupazione. L’importante, in questo caso, è mandare la domanda all’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Altra possibilità è legata alla risoluzione consensuale, ovvero dove la volontà di non continuare il rapporto di lavoro sussiste da entrambe le parti. E ancora in caso di dimissioni volontarie con riassunzione e poi successiva perdita involontaria del lavoro. Si andrà a verificare che vi siano almeno 13 settimane contributive considerando anche eventuali lavorativi interrotti per dimissioni volontarie, solo qualora vi sia stata la successiva riassunzione.