Scopriamo insieme che cosa succede se non riusciamo a pagare in tempo una rata di Equitalia. E’ molto importante conoscere le conseguenze.
Rottamazione o definizione agevolata è il provvedimento che ha consentito a migliaia di contribuenti di sanare delle situazioni pendenti con il Fisco o meglio con l’Agenzia delle riscossioni. Aderendo a questo procedura è possibile pagare solo il capitale dovuto e le spese spettanti per la notifica. Sono invece escluse le spese riguardanti le sanzioni, gli interessi di mora e aggio.
Come si può intuire si tratta di un risparmio in termini economici notevoli, soprattutto per cartelle esattoriali non pagate che hanno accumulato molti interessi. Basta pensare che il provvedimento coinvolge le procedure comprese tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022, quindi gli interessi accumulati possono essere ingenti. La definizione agevolazione può essere una soluzione allentante e preziosa per chi ha debiti con le amministrazioni, ma occorre rispettarne con attenzione le regole.
Non versare una rata della rottamazione ecco che cosa comporta
Una delle regole più rigide, anche se è ancora possibile modificarlo con una comunicazione all’Agenzia delle Entrate entro il 10 ottobre, è senza ombra di dubbio il rispetto del piano di pagamento rateizzato. Con questo è possibile diluire nel tempo le somme dovute, arrivando fino a un massimo di 5 anni.
Ma cosa succede in caso di mancato pagamento, o di pagamento in ritardo o in misura ridotta? Le conseguenze sono gravi: si perde il beneficio della rottamazione e riprendono ad avere effetto i termini di prescrizione e decadenza per il recupero del debito. In altre parole si esce dalla sanatoria fiscale, ritorna a essere effettivo tutto il carico a debito presente nelle cartelle esattoriali e riprendono a decorrere le scadenze.
Gli eventuali pagamenti di rate precedenti sono considerate dal Fisco come anticipo della somma dovuta, ma il debito restante non potrà più essere rateizzato in futuro. Esiste però una possibilità di deroga alla legge generale, emersa nel dibattito parlamentare: resta rateizzabile il debito che in precedenza non era stato spalmato su più quote, a patto che siano passati meno di 60 giorni tra la notifica dell’atto esecutivo e la data di invio della domanda di definizione agevolata.
Insomma occorre prestare molta attenzione al rispetto delle date indicate per il piano di pagamento a rate, si rischia di uscire dal provvedimento di agevolazione e pagare tutto il debito. Ricordiamo che la prima scadenza per i versamenti è prevista per la fine del mese corrente, entro il giorno 31.