Cambia la tassa extraprofitti in banca. Non potrà più pesare sui clienti: ecco quali sono le novità da conoscere in tal senso.
Non a sorpresa, la maggioranza di governo ha trovato l’accordo per quanto riguarda una modifica sugli extraprofitti bancari. La manovra sarà depositata in Senato e vedrà i clienti esclusi da costi di ogni tipo.
È stata discussa dal governo la tassa sugli extraprofitti della banca. Un vero e proprio restyling per quanto riguarda gli istituti bancari che potranno scegliere se versare o meno il contributo allo Stato oppure dirottarlo con l’obiettivo di rafforzare il proprio capitale.
Questa è una delle novità che sono state introdotte dalla bozza di emendamento presentato dall’esecutivo al decreto asset e che dovrebbe essere depositato in Senato a breve. Un’iniziativa che traccerà la strada verso la manovra 2024, frutto di un accordo arrivato tra le parti di governo.
Tassa extraprofitti della Banca: le novità
La nuova manovra del governo è arrivata dopo una serie di malumori da parte degli istituti bancari. Da qui la decisione di voler mettere un emendamento con dei cambiamenti al decreto asset. Le novità principali per quanto riguarda la tassa extraprofitti della Banca sono due:
- L’entità del prelievo: la tassa sarà calcolata applicando l’aliquota del 40% sul totale del margine di interessi dell’esercizio 2023. Il tetto massimo della tassa straordinaria sarà più alta e si passerà dal 0,1% al 0,26%, con base imponibile più bassa.
- La possibilità di evitare di pagare l’imposta a condizioni precise: questa è l’altra importante novità che consente alle banche di non versare l’imposta con la possibilità di destinare una somma pari a due volte e mezza la tassa.
Con l’emendamento, inoltre, si è allargata la platea dei beneficiari del gettito dell’imposta. Si è aggiunto il rifinanziamento del fondo di garanzia presso il Mediocredito Centrale per le imprese piccole e medie che va ad associarsi al fondo per la riduzione della pressione fiscale dedicata a famiglie e imprese.
Al di là delle modifiche, l’esecutive intente recuperare comunque tra i 2,5 e i 2,7 miliardi di euro per rifinanziare le misure per quanto riguarda il mutuo delle prime case. L’accordo di Palazzo Madama, inoltre, ha soddisfatto le richieste di Forza Italia i quali speravano in un cambiamento.
Agli istituti bancari inoltre è vietato traslare gli oneri del prelievo sui costi dei servizi che sono stati erogati alle imprese e alle famiglie. Su questa clausola sarà l’Antitrust a vigilare.