Si sta diffondendo in tutta Europa: “È il fungo della morte….”

Cresce la preoccupazione per la diffusione di un fungo detto “della morte” negli ospedali degli Stati Uniti. Sono state registrate numerose infezioni, alcune mortali.

Dobbiamo averne paura? Dobbiamo essere vigili, risponde l’Agenzia federale americana per la sanità pubblica, perché il numero dei contagiati è triplicato nell’arco di un anno oltre Atlantico. Un’osservazione allarmante che fa sudare freddo ai fan della serie The Last of Us. Serie apocalittica, questa descrive un’umanità decimata a causa di un’epidemia di cordyceps, un fungo parassita molto reale ma che in realtà colpisce solo insetti e ragni.

diffusione di un fungo negli ospedali degli Stati Uniti
Fungo della morte – Turiweb.it

Ovviamente il parallelo va fatto con l’epidemia che attualmente colpisce gli ospedali degli Stati Uniti, dove si registrano numerose infezioni da “candida auris”, un fungo potenzialmente mortale. Tanto da essere conosciuto come “fungo della morte”.

Fungo della morte: di cosa si tratta?

Secondo l’Agenzia federale statunitense per la sanità pubblica, il numero delle persone infette è triplicato in un anno. Lontano dal suo cugino indiretto cordyceps, la “candida auris” è spesso innocua, ma a volte può attivarsi e causare infezioni. “Si tratta di un fungo responsabile sia di patologie benigne che di gravi complicazioni che possono essere caratterizzate soprattutto dalla resistenza ai trattamenti”, ricorda Philippe Stahl, professore di malattie infettive all’Università di Grenoble.

Fungo fatale quando raggiunge il sistema sanguigno
Allarme fungo fatale – Turiweb.it

Può anche essere fatale quando raggiunge il sistema sanguigno dei pazienti. Ma niente panico, raramente si trasmette tra esseri umani. “Può esserci trasmissione da uomo a uomo, solo se sei immunocompromesso e sei accanto a qualcuno che è anche lui immunocompromesso, quindi in un ospedale. Quindi non si possono creare grandi focolai comunitari“, spiega il medico.

È quindi sull’igiene negli ospedali che dobbiamo essere vigili, per limitarne la progressione e applicare le stesse azioni che per gli altri rischi epidemici. “Dobbiamo monitorare, cercare le cure più efficaci possibili e isolare i pazienti per evitare che contaminino gli altri. Sappiamo come reagire“, conclude l’infettivologo.

“In Europa le contaminazioni sono marginali, quindi il rischio di un’epidemia nei nostri ospedali è minimo. Il rapido aumento e la diffusione geografica dei casi è preoccupante e sottolinea la necessità di una sorveglianza continua, di una maggiore capacità di laboratorio, di test diagnostici più rapidi e di un’aderenza comprovata alla prevenzione e al controllo delle infezioni“, afferma la dott.ssa Meghan Lyman. L’epidemiologo dichiara poi che la trasmissione è avvenuta attraverso il contatto diretto con “mani contaminate”. L’igiene delle mani e delle superfici sono quindi misure essenziali da rispettare.

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