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L’orario in cui vai a dormire può aumentare del 20% la probabilità di sviluppare il diabete: lo studio

Published by
Floriana Vitiello

Esiste una correlazione tra il sonno e il diabete: l’orario a cui vai a dormire può aumentare del 20% la possibilità di avere il diabete.

I disturbi del sonno come l’insonnia, l’ipersonnia, la sindrome delle gambe senza riposo o la sindrome dell’apnea… disturbi che possono essere effetti del diabete o possono avere effetti su di lui. Il sonno scarso influisce sull’equilibrio degli zuccheri nel sangue, aumenta il rischio di sviluppare il diabete nelle persone predisposte e può peggiorare il diabete esistente.

Sonno e diabete: incredibile scoperta – Turiweb.it

Sei più un “mattiniero” o più un “nottambulo”? Un recente studio americano rivela che i cicli del sonno, e in particolare l’ora in cui andiamo a letto e ci alziamo, potrebbero esporci a un rischio maggiore o minore di sviluppare il diabete di tipo 2.

Alcuni fattori di rischio per lo sviluppo del diabete sono già ben identificati, come la predisposizione genetica, il sovrappeso, la pressione alta o addirittura uno stile di vita sedentario. Ma questa nuova scoperta lascia tutti senza parole.

L’orario in cui vai a dormire e il diabete: che relazione esiste

Recentemente, uno studio americano ha rivelato che i nostri cicli del sonno potrebbero svolgere un ruolo importante anche nello sviluppo di alcune malattie, tra cui il diabete di tipo 2. Pubblicato sulla rivista scientifica Experimental Physiology, questo lavoro indica che le persone che vanno a letto tardi e quindi generalmente si alzano meno presto, hanno un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2, rispetto alle persone che sono più attive al mattino.

“I cicli sonno-veglia causano differenze metaboliche e modificano la preferenza del nostro corpo per le fonti energetiche“, spiegano i ricercatori della Rutgers University (Stati Uniti). Per arrivare a queste conclusioni, gli autori di questo studio hanno classificato 51 partecipanti in due gruppi: un primo gruppo di “mattinieri”, dove i volontari sono più svegli durante il giorno, e un secondo gruppo di “nottambuli”, dove i partecipanti sono più abituati a stare svegli la notte.

Ogni persona ha seguito una dieta specifica per una settimana. I ricercatori sono stati in grado di misurare la massa corporea e la composizione di ciascun partecipante, nonché la sua sensibilità all’insulina. Sono stati anche in grado di valutare il “metabolismo dei grassi e dei carboidrati“.

Gli autori di questo lavoro specificano inoltre che “le persone che vanno a letto più tardi hanno una ridotta capacità di utilizzare i grassi come fonte di energia, il che significa che il grasso può accumularsi nell’organismo e aumentare il rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari”. Una importante risposta per lo studio di un argomento che riguarda milioni di persone.

Floriana Vitiello

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