Scopriamo chi deve risarcire la colf che si fa male durante lo svolgimento delle faccende domestiche in casa del datore di lavoro.
L’infortunio della domestica pone un dubbio. Chi dovrà pagare per il danno fisico arrecato?
Il lavoro della domestica è un impegno che spesso non viene regolarizzato. I proprietari dell’abitazione tendono troppo spesso a sorvolare su un regolare contratto evitando di pagare contributi e assicurazione obbligatoria all’INAIL. Eppure nel momento in cui dovesse capitare un incidente ci si ritroverebbe in una situazione complicata da gestire.
La Legge è chiara. Il datore di lavoro è responsabile di ogni infortunio capitato durante lo svolgimento delle faccende domestiche della donna delle pulizie. Se la domestica è in nero, il datore di lavoro dovrà uscire tutti i soldi di tasca propria per non rischiare una denuncia. Una caduta dalle scale, uno scivolone, una scossa, ogni danno fisico e morale dovrà essere risarcito. Meglio avere un’assicurazione che provveda a ripagare quanto dovuto. Ma scendiamo nei dettagli e scopriamo cosa ha stabilito recentemente la Corte di Cassazione.
Come detto spetta al datore di lavoro il risarcimento dei danni in caso di infortunio della domestica ma ci sono delle puntualizzazioni. Ciò è sempre vero in caso di assunzione in nero e lo è limitatamente in caso di assunzione regolare.
La Corte di Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro può essere ritenuto responsabile dell’incidente qualora non avesse adottato tutte le misure di sicurezza per garantire alla dipendente un ambienti di lavoro sicuro e sano.
In caso di mancata adozione delle misure di sicurezza, dunque, l’INAIL potrà chiedere al datore di lavoro di versare la somma spettante alla colf come risarcimento. Nella sentenza 25217/2023, la Corte di Cassazione ha ricordato, dunque, come sia fondamentale fornire una prova che stabilisca la responsabilità del datore di lavoro e la violazione delle regole in materia di sicurezza sul lavoro.
Il datore dovrà dimostrare di aver vietato alla domestica infortunata lo svolgimento di un’attività ritenuta pericolosa in sua assenza oppure di aver adottato ogni misura precauzionale per evitare il danno.
Poniamo il caso della colf caduta da una scala. Se questa scala era vecchia e malconcia, traballante o difettosa, l’INAL potrà rifarsi sul datore di lavoro e quest’ultimo sarà chiamato ad indennizzare la dipendente caduta mentre svolgeva le faccende domestiche. Nessuna rivalsa, invece, nel caso in cui il datore di lavoro possa dimostrare di aver detto alla colf di non salire sulla scala da sola, senza nessuno a reggerla.
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