L’obsolescenza programmata esiste davvero oppure è solo una leggenda? Ecco di che cosa si tratta e come fare per non buttare via il telefono.
I nostri smartphone al giorno d’oggi, sono una parte essenziale della nostra vita. Facciamo di tutto con essi e immaginarci senza il loro ausilio ci risulta davvero molto difficile. Il tempo di utilizzo è sempre più in aumento, con l’introduzione di sistemi sempre più innovativi, funzioni sempre più aggiornate, e che ci permettono di fare praticamente qualsiasi cosa. Infatti, il nostro smartphone è uno dei primi strumenti di consultazione laddove dovesse servirci qualcosa.
E per poter venire incontro a quelle che sono le tantissime esigenze degli utenti, gli aggiornamenti degli sviluppatori sono sempre tanti, e sempre più frequenti. Tanto frequenti che sembra che sempre in meno tempo, i nostri dispositivi appaiono quasi datati ed inutilizzabili, tanto da doverli cambiare. Questa è quella che in gergo è chiamata obsolescenza programmata. Ma è verità oppure soltanto una leggenda? Ecco di cosa si tratta.
Obsolescenza programmata: cos’è
L’obsolescenza programmata è quella condizione in cui, nell’utente, viene stimolata in maniera forte l’esigenza di dover cambiare il proprio dispositivo, a fronte di uno più nuovo e stimolante. In sostanza, potrebbe essere una condizione psicologica con la quale si gioca con l’acquirente. Ma nella pratica? Alcuni dispositivi, sia per componenti hardware che software, ad un certo punto non supportano più gli sviluppi e gli aggiornamenti rilasciati.
In un certo senso, è come se gli smartphone avessero una data di scadenza, e che a ridosso di quella o superata, inizia a funzionare in maniera non perfettamente lineare. In questo modo, l’utente è fortemente invogliato ad acquistare un nuovo prodotto, con un sistema operativo aggiornato e compatibile, di fatti mettendo da parte il vecchio smartphone. Ma è davvero inutilizzabile? Come si può ovviare a questa condizione?
Di fondo, quindi, l’obsolescenza programmata è una pratica commerciale, e che funziona anche abbastanza bene. Il ricambio dei dispositivi è molto frequente, con i tempi scanditi dalle case di produzione. Aggiornamenti e riparazioni agiscono in maniera pesante sul dispositivo, accelerandone l’obsolescenza. Mediamente un telefono ha una vita di circa 40 mesi. Quindi entro 2 anni e mezzo, cambieremo il nostro smartphone.
Ovviamente questo meccanismo porta le sue conseguenze: innanzitutto sono economiche. Infatti, spenderemo sempre di più per nuovi dispositivi, e poi è anche un tema ambientale. Il numero di rifiuti elettronici è enorme, e smaltirli non è assolutamente semplice. Molte aziende stanno ricevendo anche pesanti sanzioni: una soluzione per poter ovviare al problema, è l’acquisto di telefono ricondizionati, e finché il nostro telefono funziona e ha tutte le sue caratteristiche principali operative, non vale la pena cambiare il telefono. Bisogna prima cambiare la nostra mentalità, per poter ovviare al problema di grandi rifiuti elettronici, e strizzare in questo modo, un occhio all’ambiente. Questo tema non vale solo per gli smartphone, ma per tutti i dispositivi elettronici in generale.