Giannalisa Zaccheo: “L’Amministrazione Resta ha perso l’ennesima occasione per dimostrare che ci tiene al paese”
L’ultimo Consiglio comunale, riunitosi giovedì 25 marzo, ha visto l’approvazione dei regolamenti del Canone Unico Patrimoniale (CUP) e del Canone Unico di concessione dei Mercati (CUM). Entrambi i provvedimenti sono stati “bocciati” dal consigliere Giannalisa Zaccheo che, a differenza dei colleghi di “Patto per Turi”, ha ravvisato elementi critici e, soprattutto, in palese contrasto con le linee programmatiche enunciate dall’Amministrazione Resta.
Per approfondire la posizione assunta, abbiamo raggiunto telefonicamente l’avvocato Zaccheo che ci ha illustrato il suo punto di vista.
Borgo antico, tariffe alle stelle
«Il Regolamento del Canone Unico Patrimoniale – spiega il consigliere – stabilisce una diversa tassazione a seconda della strada oggetto dell’occupazione di suolo pubblico: con mia grande sorpresa, ho notato che le strade del centro storico (ovvero quelle ricadenti nella zona tipizzata dal PUG come A1) sono state inserite nella prima delle due categorie individuate, quella dove si applica la tariffa massima».
«Questa misura – obietta – va contro la politica di rilancio del borgo antico, sbandierata dall’Amministrazione Resta. Per l’ennesima volta, ci si è lasciati sfuggire l’occasione di dimostrare che alle parole seguono i fatti: a parole, il centro storico dovrebbe avere la massima attenzione, valorizzandone le peculiarità e favorendo l’apertura di esercizi commerciali che vadano a ripopolarlo; nei fatti, si approva un regolamento che penalizza chi ha investito (o immagina di investire) nel borgo antico».
Va precisato che sul punto è intervenuto l’assessore al Commercio, Fabio Topputi, facendo presente che si sta lavorando a regolamenti specifici, inseriti nel contesto più generale del DUC (Distretto Unico del Commercio), che potranno introdurre delle specifiche deroghe per gli esercenti del centro storico.
Una proiezione che, tuttavia, non ha convinto il consigliere Zaccheo: «Pur avendo la possibilità di intervenire subito, dando concretezza alle linee programmatiche, si rimanda a future e imprecisate deliberazioni. Oggi il nostro centro storico non pullula di esercizi commerciali, quindi, diminuire la tariffa per l’occupazione del suolo pubblico non avrebbe comportato alcuna variazione significativa del gettito erariale. Tant’è che, personalmente, avrei optato per l’esenzione completa, dando un segnale ancora più forte».
Come anticipato, la posizione del capogruppo del Gruppo Misto non è stata sostenuta dai colleghi di “Patto per Turi”, che hanno votato a favore del Regolamento: «Non nego che, anche alla luce del dibattito in Commissione consiliare, mi sarei aspettata che “Patto per Turi” avesse una maggiore attenzione verso questo aspetto. Probabilmente – commenta la Zaccheo – si è verificata un’inefficacia nella comunicazione; un po’ me ne rammarico, perché avremmo potuto coordinarci meglio e portare a casa quantomeno un risultato politico».
Penalizzate anche le Sagre
La minoranza si è divisa anche sul voto in merito al Regolamento del Canone Unico di concessione dei Mercati (CUM): “Patto per Turi” si è schierato tra i favorevoli, mentre la Zaccheo ha preso le distanze, contestando proprio un emendamento caldeggiato dai consiglierei di minoranza.
«Il comma 2 dell’articolo 12 del Regolamento – ricostruisce il consigliere – sancisce che per le occupazioni per la vendita al dettaglio in occasione di fiere e festeggiamenti debba essere applicata una maggiorazione del 100% del canone dovuto per le aree mercatali. In Commissione, “Patto per Turi” ha ritenuto che questa maggiorazione andasse estesa anche alle sagre, al fine di non creare una disparità di tassazione a seconda della tipologia di evento».
«Personalmente – chiarisce – non ritengo congrua questa comparazione: le attività che vengono in occasione di fiere ed eventi vari hanno come unica finalità quella commerciale; le sagre, viceversa, si pongono l’obiettivo di promuovere il territorio e i prodotti locali e, di solito, ospitano i produttori locali».
«È stato obiettato che si parla di importi irrisori, nell’ordine di 1.000 euro annui. E allora – si domanda l’avvocato Zaccheo – perché non si è pensato di eliminare il canone per le nostre sagre, piuttosto che aumentarlo? Ripeto, ragioniamo di interventi fattibili senza alcuna ripercussione sugli equilibri di Bilancio dell’Ente e che avrebbero dato un segnale importante: un’Amministrazione che non si limita ai selfie sui social ma è attenta al proprio territorio e lavora per valorizzarlo e tutelarlo nella realtà».
FD
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