Un ragazzino di 13 anni morto, 79 feriti, varie amputazioni e ustioni…
Sarebbe stato bello e non impossibile un azzeramento dell’uso dei botti. In verità, una “riduzione” c’è stata ma purtroppo inferiore alle nostre aspettative. Si tratta in sostanza di una “riduzione” del numero dei feriti ma, considerata la situazione contingente, non è un gran passo avanti, soprattutto perché non fa pensare a niente di buono per il futuro.
Inoltre, l’evento mortale impedisce di fare qualunque valutazione di “miglioramento”. Infatti, un ragazzino - Hajrudin Seferovic (il cognome evoca una altra morte da “miseria”) - è deceduto ad Asti; le cronache riferiscono che il luttuoso evento si è verificato in un campo rom. Un 58enne, a Milano, ha dovuto subire l’amputazione delle dita e ha riportato una ferita all’addome, altri casi di amputazione di dita o falangi si sono registrati anche in Campania e Puglia.
Piccoli miglioramenti… in un quadro assurdo
Secondo alcune fonti, ci sono stati 79 feriti (contro i 204 del Capodanno precedente) con 23 persone ricoverate; 180 cittadini denunciati rispetto ai 277 dell’anno scorso: un bilancio che rimane assurdo. Risultano meno interventi dei Vigili del Fuoco rispetto al Capanno 2020 (229 contro 686), un minor numero di minori feriti (8 contro 43) e di lesioni d’arma da fuoco… piccole differenze in un quadro che resta sempre grave.
Oltre ai botti, non sono mancati i soliti “proiettili vaganti”, soprattutto in alcune aree geografiche, con alcuni feriti, nessuno per “fortuna” mortale.
Dunque, complessivamente, si è verificato un minore impatto rispetto al 2020 ma, come anticipato, non si tratta di un dato davvero promettente: hanno influito senz’altro le limitazioni indotte dal Covid e le ristrettezze economiche (un “botto” da scaffale di supermercato costa anche 25-26 euro!). Inoltre, sono stati sequestrati sul territorio nazionale ordigni delle categorie F3 ed F4 (botti per il cui acquisto occorre il porto d’armi e/o l’autorizzazione del Prefetto): già mettere al bando questi prodotti sarebbe un segnale da parte del Governo.
La politica si è ispirata a “Ponzio Pilato”
I decisori politici, in generale, si sono ispirati a Ponzio Pilato: poche ordinanze di divieto d’uso per pochi giorni; nessun divieto di commercializzazione!
Hanno risposto alle nostre sollecitazioni solo alcuni sindaci (Monghidoro e Loiano) con divieti parziali d’uso, anche desincronizzati (si tratta di due Comuni bolognesi confinanti). Oltre al sostegno “storico” della “Bottega del Barbieri”, l’appello ha trovato spazio su Turiweb (Comune di Turi, Bari) dove però ci viene riferito che l’uso di fuochi nella notte fatidica è stato molto rilevante, come da diffusa “tradizione” del Sud d’Italia; né sappiamo se la Sindaca abbia reiterato l’ordinanza dell’anno scorso: reiterata o no, non è risultata molto efficace.
Altri sindaci italiani, pur sollecitati, oltre a non emettere ordinanze, hanno persino evitato appelli al buon senso; qualche assessore ha rilanciato lo slogan “non botti ma biscotti”, manifestando dunque preoccupazioni di tipo animalista.
La “campagna” continua!
Che dire? Continueremo la nostra resistenza, andando controcorrente rispetto a certe perniciose abitudini (minoritarie ma disturbanti) e soprattutto rispetto ad un ceto politico insensibile, menefreghista e complice, che si riempie la bocca ad ogni piè sospinto di “new green deal”, di transizione ecologica, di sostenibilità sociale, di ipocriti apprezzamenti nei confronti di Greta Thunberg, salvo poi continuare a rimanere legato a forme disastrose di coazione a ripetere, con l’idea di fondo che anche le merci nocive contribuiscono alla “tenuta” del PIL.
Noi, invece, andiamo avanti con azioni di contrasto alla produzione di merci nocive e inquinanti, una terrificante piramide che ha al suo vertice gli armamenti convenzionali e nucleari (da Bologna alla Sardegna: la strada è in salita ma la vogliamo percorrere). La “campagna” continua.
Vito Totire
Rete per l’Ecologia Sociale
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